In Italia non esistono leggi che obblighino il datore di lavoro ad assumere. Lo sanno tutti quelli che hanno cercato e cercano un lavoro: i curricula, i colloqui, i pellegrinaggi da un ufficio all'altro e gli immancabili "non stia a telefonare le faremo sapere noi". Sembra una banalità ma vedrete che non lo è. Se poi si trova un posto le possibilità sono infinte o quasi: associato in partecipazione (in teoria una sorta di socio in affari, in realtà un modo per pagare meno tasse per chi ti assume), lavoratore a progetto, partita iva ( ho conosciuto segretarie di medici che lavoravano così), lavoratore a chiamata con chiamata pressoché costante (un portiere d'albergo vicino a casa mia, 50enne lavora così) e infine il tempo determinato.
Tutti contratti fragilissimi che permettono al datore di lavoro di fare quello che gli pare, mentre il collaboratore vive col timer infilato laddove non batte il sole, e con circa 800/900 euro al mese.
I privilegiati secondo Renzi sono i tempi indeterminati, vere e proprie cozze attaccate allo scoglio del posto fisso. A loro si applica l'articolo 18 ( anche ai tempi determinati in realtà ma non serve perché il contratto ha una scadenza). Questi semidei quando sono stati assunti hanno svolto in genere un periodo di prova ( minimo di 30 giorni di effettivo lavoro ) in cui appunto sono stati provati per vedere come se la cavavano. Poi si sono seduti comodamente su questo solido architrave. E tanti saluti alla produttività. Ma questi scansafatiche sono davvero inamovibili? Intanto le imprese sotto ai 15 dipendenti non hanno questo orpello con cui fare i conti. E in Italia sono la maggioranza. Sopra i 15 licenziare e' possibile purché vi sia una ragione. Se rubi, se sei recidivo nei ritardi, se trafughi segreti aziendali e li divulghi , se alzi le mani: sono tutte cause di licenziamento.
Con la Fornero poi anche un motivo economico può motivare il licenziamento di un