Sovratitolo

Creato dai lavoratori per i lavoratori, il blog è interamente dedicato a tutti coloro che lavorano in Esselunga.

26 gennaio 2015

Esito incontro del 22 dicembre 2014 (prima parte)

Esito incontro del 22 dicembre 2014 (prima parte)

Buongiorno a tutti, vi portiamo a conoscenza dell'esito dell'incontro nazionale che si è tenuto il 22 dicembre a bologna tra Esselunga e le Organizzazioni sindacali, che lo hanno richiesto.

 
Da premettere innanzitutto che si trattava di un incontro esplorativo e conoscitivo sulla materia dell'organizzazione del lavoro domenicale in azienda, la parola conoscitivo sta a voler dire che si voleva capire realmente di cosa l'azienda avesse bisogno e perché, cosi da raccogliere una serie di informazioni utili per un serio approccio sindacale sulla materia, non più rinviabile ormai(più avanti vi spiegheremo perché), per ora nulla di più.

Sostanzialmente l'azienda ha dichiarato che nel 2015 implementeranno le aperture domenicali e quindi saranno sempre di più i negozi che da un orario 9/14 passeranno ad un orario 9/20 oltre che aprire molti (se non tutti)di quei punti vendita che la domenica fino ad ora erano rimasti chiusi.Quindi si capisce molto bene che Esselunga, come del resto la concorrenza, puntano fortemente e ormai stabilmente sul fatto di rimanere aperti 7 giorni su 7, ampliando il nastro orario delle aperture.
A fronte di tutto ciò l'azienda si sta attrezzando, assumendo o trasformando personale già dipendente, il quale avrà come prerogativa quella di essere full-time con la domenica inclusa contrattualmente. Ma se pensiamo che per il resto del personale full-time non cambi nulla ci sbagliamo.
Infatti risulta ormai chiaro il disegno dell'azienda, che tra l'altro ha palesato più volte durante l'incontro, in sintesi si comincia e continua ad assumere o trasformare personale in full-time domenicale, ma nel frattempo inizia a muovere dei meccanismi che la porteranno a poter utilizzare l'articolo 141 del contratto nazionale del terziario, ossia quell'articolo presente nel nostro contratto che gli permetterebbe di organizzare per il lavoratore con riposo coincidente con la domenica, la prestazione lavorativa domenicale, nei limiti consentiti dal contratto stesso, per cui parliamo di circa 24/26 domeniche l'anno, se considerate che il totale delle domeniche in un anno è di 52 significa che parliamo di una domenica si e una no.

Ecco che il disegno è ora completo, una parte di lavoratori con la domenica inclusa dà contratto più una parte di lavoratori che lavoreranno la domenica grazie all'art. 141 del ccnl , ed ecco che il cocktail è servito.(n.d.r. l'art. 141 non si applica per alcune tipologie di lavoratori).


Per fare tutto ciò però l'azienda deve confrontarsi sulla materia, a livello nazionale e SOPRATTUTTO a livello territoriale o di singolo insediamento e quindi con le RSU, risulta per altro, che già qualche accordo sul lavoro domenicale sia già stato raggiunto, accordi più o meno discutibili.

Ma quello che è importante sapere, è, che evitare di affrontare l'argomento dell'organizzazione del lavoro domenicale, come per altro si è fatto fin ora non servirà a fermare l'azienda, anzi evitando di discutere l'argomento si produrrà solo il fatto di lasciare in mano all'azienda tutte le scelte sul lavoro domenicale.
E questo è indubbiamente svantaggioso per noi lavoratori oltre che essere sconveniente per un sindacato che deve discutere di problematice del lavoro e approfondire gli argomenti senza girarsi dall'altra parte.


Deve essere altrettanto chiaro che l'art. 141 del ccnl premette che tale argomento deve essere oggetto di trattativa di secondo livello, ovvero a livello aziendale, ma il fatto che l'organizzazione del lavoro domenicale possa essere un argomento "scomodo" per un sindacato e probabilmente anche per i lavoratori , e quindi non si tenda ad  approfondire ed entrare nel merito della questione, dobbiamo tener presente che questo atteggiamento non potrà impedire ancora per molto tempo all'azienda di pretendere quanto stabilito dall'art. 141.

Continua...........




21 gennaio 2015

Applicativi Jobs Act

La Fornero ha fatto 30, Renzi 31!

di Eliana Como e Giuliana Righi de: www.sindacatounaltracosa.org


Il 23 dicembre sono usciti i primi due 
decreti applicativi del Jobs act, sulle nuove norme in tema di licenziamento e sugli ammortizzatori sociali. Entro un mese, i decreti ripasseranno in Parlamento per un ulteriore parere, non vincolante. A quel punto, una volta pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, diventeranno a tutti gli effetti legge. È poco probabile che dal testo del decreto possano esserci ulteriori modifiche, ma non è possibile escluderlo a priori. In questo scritto, interamente dedicato agli effetti del Jobs act, tentiamo una prima analisi del testo degli attuali decreti.

Purtroppo il Jobs act non finisce qui
. La legge delega prevede molti altri aspetti, tra cui video-sorveglianza e demansionamento, che pure a breve saranno convertiti in decreto.Una avvertenza è obbligatoria. Sui licenziamenti, il Jobs act porta a compimento un processo già iniziato con la legge Fornero nel 2012, introducendo definitivamente il contratto a tutele crescenti. Si può dire che, se la Fornero fece trenta, il Jobs act ha fatto trentuno, rendendo il licenziamento ancora meno caro, più facile e “certo”...

6 gennaio 2015

Quello che Renzi non...

Jobs act quello che Renzi non dice...
Era lecito domandarsi a che servisse togliere la tutela dell’articolo 18 a tutti i nuovi assunti, quando non si creano nuovi posti di lavoro e la disoccupazione aumenta.

Il decreto natalizio del governo Renzi supera questa contraddizione. Senza che se ne fosse minimamente accennato nella discussione parlamentare sulla legge delega, il testo sfrutta al massimo l’incostituzionale mandato in bianco imposto col voto di fiducia e estende la franchigia anche al mancato rispetto delle regole sui licenziamenti collettivi. La legge 223 infatti, recependo principi e regole in vigore in tutti i paesi industriali più avanzati e sostenute con forza da tutte le organizzazioni internazionali, Onu in testa, da oltre venti anni disciplina i licenziamenti collettivi per crisi, stabilendo criteri e regole nel loro esercizio.
Ad esempio essa applica un concetto principe del diritto del lavoro degli USA, la “seniority list ” . Se proprio si deve licenziare si parte dagli ultimi arrivati , dai più giovani, da coloro che non hanno carichi familiari e si risale verso le madri e gli anziani capi di famiglia. In vetta a quella lista, nelle aziende Usa sindacalizzate, stanno addirittura i rappresentanti dei lavoratori. In Italia non siamo così rigidi, ma il senso della regola è lo stesso. La 223 stabilisce che solo con un accordo sindacale controfirmato da una pubblica autorità si possa derogare ai criteri dell’anzianità e dei carichi familiari. Così son state definite con le aziende, da ultimo con Meridiana, le uscite dei più anziani, in grado di raggiungere la pensione con la indennità di mobilità. Se un’azienda prima del decreto Renzi avesse voluto fare licenziamenti indiscriminati di massa , avrebbe subìto un doppio danno. Avrebbe dovuto pagare consistenti penali e avrebbe rischiato la reintegra da parte di un giudice di tutti i dipendenti licenziati senza il rispetto di regole e procedure. Questo vincolo ha frenato i licenziamenti di massa, anche in una crisi senza precedenti come quella attuale. Ora viene tolto e le aziende potranno liberamente sbarazzarsi, per crisi e ragioni economiche, di lavoratrici e lavoratori che hanno l’articolo 18 e sostituirli con dipendenti precari a vita, pagati molto meno e per la cui assunzione riceveranno anche un consistente finanziamento pubblico.

5 gennaio 2015

Un bel pensiero, per iniziare bene il nuovo anno
BUON 2015
“La mia idea di vita è la sobrietà.
Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa,tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui, che però ti tolgono il tempo per vivere”

                                                            José Mujica
José Alberto Mujica Cordano (Montevideo, 20 maggio 1935) è un politico uruguaiano, conosciuto pubblicamente come Pepe Mujica, senatore della repubblica e capo dello Stato dal 1º marzo 2010.
immagine tratta da: impresaincorso.it