Sovratitolo

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16 settembre 2015

Nuove regole

Negozi chiusi nei giorni festivi, 

accelerazione sulla nuova legge.

Valzer di emendamenti, ma la maggioranza non vuole 

stravolgimenti. E così sarà superata la liberalizzazione

voluta dal governo Monti.


Nuove regole per la chiusura dei negozi
ROMA
Il senatore della Lega Nord Nunziante Consiglio propone di 
aggiungere altri 48 giorni, in pratica negozi chiusi per tutte le 
festività dell’anno. I grillini Gianluca Castaldi e Gianni Pietro Girotto invece ne vogliono aggiungere 12 in più. Già di suo la Camera, a fine 2014, ha infatti approvato in prima lettura la nuova legge sugli orari dei negozi assestando un bel colpo alle liberalizzazioni introdotte dal governo Monti e prevedendo in particolare che le attività commerciali debbano chiudere almeno per 12 giorni festivi all’anno, in pratica tutte le festività più importanti e più ricche di affari per dettaglianti, le più comode per fare shopping per i consumatori. Ancora oggi in Italia un negozio può restare aperto quando e quanto vuole, h24, tutti i giorni dell’anno, senza limitazioni territoriali o legate ai prodotti venduti. In pratica senza alcun vincolo o limite come avviene in molti altri paesi europei oppure nell’ambito del commercio online, il vero concorrente del commercio tradizionale, che in questi anni ha conquistato sempre più spazi e conquistato milioni di clienti.  

SALVI SOLO BAR E RISTORANTI  
Le nuove norme, da ieri tornate al vaglio della Commissione Industria del Senato, prevedono invece il ripristino della chiusura obbligatoria delle attività in occasione di 12 delle principali festività nazionali (Capodanno, Epifania, 25 aprile, Pasqua, pasquetta, il primo maggio, il 2 giugno, il 15 agosto, il primo novembre, l’8 dicembre, Natale e Santo Stefano). I nuovi vincoli
valgono anche per i comuni turistici e prevedono un’unica eccezione: ciascun esercente può derogare all’obbligo di chiusura, fino ad un massimo di sei giorni, dandone preventiva comunicazione al comune. Solo bar e ristoranti non hanno alcun vincolo ma ai sindaci è affidato il potere di definire una differente regolazione delle aperture selezionando aree specifiche, nel mirino innanzitutto le zone destinate alla movida, con ordinanze che hanno valenza di tre mesi. Pesanti le sanzioni: multe da 2 a 12mila euro per chi non rispetta i 6 giorni di chiusura, da 1 a 10 giorni di stop per chi commette due infrazioni in un anno.  

Né la proposta di Consiglio nè quella dell’M5S sono destinate a passare, perché la maggioranza al Senato sembra intenzionata ad introdurre solo piccoli aggiustamenti tecnici. Però, dopo diversi mesi di stallo, ora si procede spediti. Ieri è iniziata l’illustrazione degli emendamenti presentati a luglio quindi, dopo gli ultimi pareri (governo e commissione Bilancio), si procederà con le votazioni in modo tale da definire entro la prossima settimana il testo finale e quindi passare la palla all’aula. L’andamento dei lavori parlamentari fino ad oggi è stato soggetto ad un continuo stop and go, legato al solito grande affollamento di provvedimenti al vaglio delle camere, ma anche ai forti interessi in ballo. 

POLEMICHE VIOLENTE  
Le grandi catene di distribuzione, come quelle associate a Confimprese, criticano questa controriforma e lo stesso hanno fatto la gran parte delle associazioni dei consumatori. Anche il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella ha più volte segnalato come questo nuovo provvedimento freni lo sviluppo della concorrenza nell’ambito del commercio. Sul fronte opposto i sindacati del settore assieme a Confcommercio e Confesercenti, che ha invece ha bollato come «devastante» la liberalizzazione voluta da Monti. Tutte polemiche che, con la legge in dirittura d’arrivo, ora sono destinate a riprendere quota.  

P.S. al centro dell'articolo compare poi una sorta di sondaggio che a noi pare fatto con leggerezza, in quanto sembra possibile votare più volte, decidete se prenderlo in considerazione.

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