Sovratitolo

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12 maggio 2014

Primo sciopero “global”. La rivolta
dei fast food si allarga a tutto il mondo

Il 15 maggio proteste in 5 continenti: “Vogliamo paghe decenti”

AFP
La protesta dei lavoratori di McDonald’s a New York

NEW YORK
Lavoratori (dei fast food) di tutto il mondo unitevi. Di rado questo storico slogan è stato più appropriato come nel caso della mobilitazione planetaria che, a partire dal 15 maggio, vedrà uniti i dipendenti delle multinazionali del panino. Un’onda di protesta che dagli Usa si propaga per i cinque continenti dando voce univoca a un esercito di lavoratori che rivendicano migliori condizioni salariali e maggiori diritti.  
A suonare la carica sono i dipendenti di McDonald’s, Burger King, Wendy,s’, Kfc - per dirne alcuni - degli Usa, che giovedì incroceranno le braccia in 150 città di tutto il Paese, da Oakland a Miami. Si rivendica l’aumento del salario orario minimo da 7,25 a 15 dollari, e il diritto ad organizzarsi sindacalmente, ovvero di aderire alle «Union», senza subire ritorsioni dai parte dei datori di lavoro. 


La mobilitazione è il risultato di un percorso iniziato nel novembre 2012, col primo sciopero di 200 dipendenti di fast-food. Da allora la protesta è andata montando sino a culminare nel grande incontro mondiale di mercoledì a New York, dei rappresentanti dei lavoratori di fast food coordinati dalla «International Union of Food, Agricultural, Hotel, Restaurant, Catering, Tobacco and Allied Workers’ Associations» (Iuf) una federazione composta da 396 associazioni sindacali, 126 Paesi e 12 milioni di lavoratori. Le rivendicazioni, fra l’altro, giungono proprio mentre è in corso negli Usa un braccio di ferro tra Congresso e Casa Bianca per aumentare la paga minima a 10,10 dollari l’ora.  
A dar seguito al grido di protesta che si leva dalle piazze americane sono i dipendenti dei fast-food di altri 33 Paesi, ognuno dei quali rivendica istanze specifiche e con modalità differenti. Nelle Filippine e in Corea del Sud ci saranno «flash mob» all’interno di alcuni McDonald’s, così come in Marocco e in Malawi. Ad Auckland, in Nuova Zelanda, ci saranno dibattiti-fiume tenuti dagli stessi lavoratori dinanzi al quartier generale di McDonald’s.  

In Argentina e Brasile domineranno volantinaggi e dimostrazioni, mentre in Europa la mobilitazione riguarda cinque Paesi, tra cui l’Italia (paga minima è di 7,8 euro lordi al netto dei costi sanitari) con scioperi a Venezia, Milano e Roma e una mobilitazione sulla riviera romagnola. «All’azione globale del 15 maggio seguirà, il giorno dopo, lo sciopero generale unitario di Cgil, Cisl e Uil sul contratto nazionale del turismo applicato dai fast-food che il Fipe ha disdetto», spiega Cristian Sesena di Cgil durante la sua trasferta a New York. «Siamo qui - prosegue - per capire come impostare una strategia di contrasto a livello globale con le multinazionali del panino e superare i localismi». E anche laddove le condizioni sono migliori si manifesta lo stesso, come racconta Louise Marie Rantzau: «In Danimarca McDonald’s mi paga 21 dollari l’ora, per questo mi meraviglio di quanto accade negli Usa. I fast food devono avere lo stesso rispetto a chiunque e ovunque». La mobilitazione planetaria non lascia certo indifferente McDonald’s che in una nota spiega come «le retribuzioni vengano stimate sul costo della vita locale e sulla mansione svolta, e che l’80% dei suoi ristoranti è indipendente e gestito da piccoli proprietari».  
Fonte La Stampa.it