Facciamo i conti della "serva"
Già nel febbraio 2016 nel bilancio preventivo della Filcams CGIL si evidenziavano
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Foto:agileimpact.org |
In pratica la larga maggioranza dei contributi delle tre sigle principali non arriva dagli iscritti ,mediante tesseramento ma da:
- Finanziamenti diretti e indiretti dalla controparte (le aziende).
- Dallo stato e dai lavoratori a cui prelevano obbligatoriamente una quota annuale.
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Tutto questo limita fortemente la capacità del sindacato nell’esercizio delle proprie funzioni, quelle cioè di difendere i lavoratori, mentre si accentua la dinamica di burocratizzazione dell’apparato sindacale, che anzichè rispondere ai bisogni dei lavoratori rischia di rispondere solo alla logica della propria autoconservazione.
Una parte importante delle entrate (circa 32%) deriva dalla firma dei contratti, anche questo aspetto rischia di accentuare la burocratizzazione dell’apparato sindacale rispetto agli interessi dei lavoratori e lavoratrici. Se si sancisce la logica che solo attraverso la sottoscrizione del CCNL si può accedere a questa importante fonte di entrata economica, si è spinti verso l’accettazione dei CCNL a prescindere, anziché valutare l’effettivo contenuto dello stesso.
Tutti i contratti nazionali, in questi ultimi anni, hanno peggiorato gli accordi e le condizioni precedenti, e quando hanno conservato qualche diritto per chi già al lavoro, hanno cancellato quello stesso diritto per chi veniva assunto. Così si è creato un doppio regime contrattuale: i nuovi assunti sottopagati e senza diritti, e i vecchi assunti che li perdono, i diritti, un contratto dopo l’altro.
Se quasi 1/3 delle entrate complessive della categoria provengono da questa voce è evidente che le organizzazioni, non solo la Filcams, essendo questo discorso valido per tutte le categorie della Cgil, è spinta a cercare di chiudere il CCNL a tutti i costi. Ma come possiamo facilmente immaginare questa è una logica perdente, soprattutto per i lavoratori e lavoratrici che vogliamo rappresentare, e, alla lunga, anche per il sindacato stesso.
Per questo motivo come guppo Cambialiberamente e come
gruppo di rsu variegato, nel senso che siamo trasversali e apparteniamo a sigle sidacali diverse e antitetiche, confederali e non, ci battiamo per un sindacato INDIPENDENTE, dai padroni e dai governi, questo, in estrema sintesi, il motivo del nostro dissenso. L’indipendenza di classe del sindacato deve partire dalla sua piena autonomia economica, con bilanci pubblici e trasparenti.
gruppo di rsu variegato, nel senso che siamo trasversali e apparteniamo a sigle sidacali diverse e antitetiche, confederali e non, ci battiamo per un sindacato INDIPENDENTE, dai padroni e dai governi, questo, in estrema sintesi, il motivo del nostro dissenso. L’indipendenza di classe del sindacato deve partire dalla sua piena autonomia economica, con bilanci pubblici e trasparenti.
E’ evidente che un sindacato indipendente e di classe operaia non potrà che essere nello stesso tempo profondamente democratico e di lotta, a partire dal rifiuto delle RSA imposte, (le RSA per cgil-cisl-uil sono nominate da loro e non elette dai lavoratori) perché ovunque, sia possibile eleggere le rappresentanze universali tra i lavoratori, che devono essere elette su base proporzionale dove tutti sono elettori ed eleggibili, dove qualunque Organizzazione Sindacale (anche di base) possa partecipare e indire elezioni per eleggere le RSU, togliendo di fatto il monopolio di mano a Cgil Cisl e Uil.
Come ci piacerebbe, che fosse sancito l’obbligo di referendum su tutti gli accordi, con il rispetto del pluralismo e il diritto al dissenso.
Ma soprattutto, la priorità rimane la battaglia per una legge sulla rappresentanza sindacale che garantisca il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a scegliere da chi farsi rappresentare e a votare su piattaforme o accordi e respingere ovunque il principio incostituzionale per cui i diritti sindacali spettano solo a chi firma gli accordi.
Lo staff di cambialiberamente.