Sovratitolo

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10 febbraio 2015

Esito incontro 22 dicembre (seconda parte)

Come mai siamo arrivati a questo punto....un po' di storia...

Ciao a tutti, questo post integra quello precedente.
Visto che fin'ora vi abbiamo raccontato l'esito dell'incontro del 22 dicembre (tra l'altro si sarebbe dovuto tenere un secondo incontro il 6 febbraio 2015 che però è saltato causa indisponibilità di una organizzazione sindacale) vogliamo fare ora un bel passo indietro nel tempo per farvi capire da dove nasce tutta questa situazione, seguiteci...

foto:truciolisavonesi.it
Siamo al 18 luglio 2008 quando viene siglato il primo contratto nazionale che prevede la "facoltà da parte del datore di lavoro di organizzare per ciascun lavoratore a tempo pieno che abbia il riposo settimanale normalmente coincidente con la domenica, lo svolgimento dell'attività lavorativa....delle aperture domenicali...."

A quel punto Esselunga quasi subito, parte unilateralmente con la programmazione del lavoro domenicale per i negozi di Milano: V.le Piave,
V.le Papiniano,  oltrechè i negozi di Castelletto T, Verbania, Quaregna, Cortefranca e La Spezia,  sucessivamete pronta ad estenderla a tutti i negozi.
A quel punto la Filcams/Cgil di Milano impugna davanti giudice il provvedimento di Esselunga, presentando un ricorso in base all'art. 28 (condotta antisindacale) in quanto non vi era stato un accordo preventivo con le org. sindacali , come prevedeva l'articolo 141 del Ccnl del 2008 e cioè che, questo argomento facesse parte della contrattazione aziendale di secondo livello.(CIA)

In seguito a tutto ciò il 24 novembre 2009, ovvero il giorno prima dell'udienza, durante la nottata si raggiunge un'intesa tra Esselunga e le org. sindacali trovando un accordo secondo il quale le organizzazioni sindacali si impegnavano a ritirare  il ricorso dal giudice, e si erano dichiarate disposte a discutere di organizzazione del lavoro domenicale in concomitanza dell'inizio della procedura del rinnivo del contratto integrativo aziendale (CIA), mentre l'azienda si impegnava a ritirare tutte le contestazioni discipliniri dei lavoratori di quei punti vendita (che abbiamo citato sopra) che si erano rifiutati di aderire al lavoro domenicale, oltre che impegnarsi a non estendere questa sperimentazione sul lavoro domenicale a tutti i restanti negozi (fino al 28/02/2010), inoltre si rendeva disponibile per un calendario stringente di incontri per il rinnovo del CIA (scaduto nel 2007,anche se in ultravigenza) e anche ad avviare un confronto con le RSU/RSA aziendali per definire un accordo su quei punti vendita per cui era già partita la sperimentazione, cosa che andando avanti da tempo pare non sia andata  a buon fine.

Ebbene le due parti in questione all'epoca si erano date comunque dei tempi precisi per cercare di rispettare e trovare degli accordi, ma vuoi che all'epoca non c'era ancora il decreto salva Italia (o sfascia Italia) di Monti, cioè quello che prevedeva le liberalizzazioni selvaggie degli orari commerciali, e quindi essendo aperti piu o meno una volta al mese , l'azienda probabilmente si è convita di non avere una cosi grande urgenza di un accordo sul lavoro domenicale tanto da impegnarsi in un rinnovo del CIA che gli sarebbe costato econimicamente di più, di contro le organizzazioni sindacali probabilmente non hanno avuto fretta di trattare un argomento cosi "scomodo" come l'organizzazione del lavoro domenicale (dimostrando di non essere putroppo lungimiranti) accontentandosi anch'esse di temporeggiare sul rinnovo del Cia
(anche se un primo approccio in realtà era stato fatto)...

Cosi il tempo passa e si arriva all'aprile  2011, dove viene siglato il secondo contratto nazionale (quello che la Filcams Cgil non ha firmato, quello che tra l'altro inserisce la questione della malattie con il calcolo degli eventi e delle 40 ore di lavoro per i neo assunti, per 4 anni)  che mantiene ovviamente l'articolo 141 che regola l'organizzazione del lavoro domenicale, ma con una piccola modifica del testo, che cancella una piccola parola ma che in realtà ne fa cambiare il significato, ovvero, nel contratto del 2008 si scriveva in sostanza che l'accordo sul lavoro domenicale si sarebbe dovuto trovare in un intesa di secondo livello (CIA) ma che trascorsi 4 mesi dalla firma del CCNL si diceva che "IN VIA TRANSITORIA" il datore di lavoro aveva facoltà di organizzare il ....bla ..bla, nel 2011 viene tolta  dal testo la frase in  "IN VIA TRANSITORIA", sembra poco ma non lo è, perchè togliendo quella frase si sancisce di fatto il lavoro domenicale, con o senza accordo.                                                                                                                          Ma per l'azienda in quel momento non cambiava molto ancora, in quanto riusciva a gestire ancora con la volontarietà la gestione del lavoro domenicale e ciò valeva per tutta la grande distribuzione, di lì a poco con il subentrare del governo Monti (nov. 2011) ci sarebbe stata la liberalizzazione degli orari commerciali , e quindi togliere la frase " in via transitoria" è stata comme manna dal cielo.

Ma ovviamente prima che le cose prendano piede e si sistemino gli equilibri ci vuole tempo, ed è forse questa la ragione che ha visto l'azienda un po più attendista rispetto alle altre, seppur decidendo ovviamente di aprire quasi tutti i negozi per tutte le domeniche, ma solo dale 9 alle 14, salvo diverse rare eccezioni, nel contempo portandosi avanti con assunzioni di part-time domenicali.

Ed ecco che ritorniamo ai giorni nostri, ora che fare la spesa la domenica è ormai a tutti gli effetti una cosa potremmo dire "normale" (anche se per noi ancora non lo è) l'intenzione chiara e palesata dalla azienda , quella che ha già messo in atto dall'inizio del 2014, è stata quella di aprire i negozi la domenica tutto il giorno, ed aprire quei pochi che fin'ora erano rimasti chiusi.

E' chiaro quindi che ora l'azienda ha bisogno di un accordo su lavoro domenicale..... e questa volta, come si è capito da quanto è accaduto nel passato sarebbe il caso di fare un lavoro serio su questo argomento prima di lasciare tutte le "carte " in mano all'azienda.


3 commenti:

  1. Filcams CGIL il più grande sindacato italiano non firma l'accordo, gli altri due che la loro somma degli iscritti forse non fa CGIL lo firmano, il contratto vale.
    Non capisco c'è qualcosa che mi sfugge...

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  2. Non essendoci ancora una legge sulla rappresentanza, e cioè le firme pesano per tanti iscritti che si ha , purtroppo queste cose possono accadere, speriamo cambino presto.

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  3. Per completezza di informazione devo anche aggiungere che in realtà un accordo sulla rappresentanza sindacale esiste , ( un accordo che in alcune sue parti a nostro avviso è discutibile, ma questo lo spiegheremo eventualmente su un prossimo post) ma l'accordo di cui vi parliamo e' stato siglato tra organizzazioni sindacali confederali Cgil cisl e uil e Confindustria , ma non è ad oggi ancora esteso alle categorie del commercio e quindi Filcams Cgil , uiltucs uil e fisascat cisl e le loro controparti e cioè confcommercio e federdisribuzione .

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