Sovratitolo

Creato dai lavoratori per i lavoratori, il blog è interamente dedicato a tutti coloro che lavorano in Esselunga.

25 luglio 2017

Sotto l'ombrellone

RIFLESSIONE .....

Liberare il tempo dei lavoratori, per liberare il tempo di tutti

L’Unione Sindacale di Base da tempo conduce una campagna contro l’obbligo del lavoro festivo e domenicale. Un sindacalista mi fa “questo è il momento di dire qualcosa, ed è meglio se lo facesse un avvocato”. “Il momento” è il Natale, quando i lavoratori degli esercizi commerciali sentono ancora più forte la pressione e il ricatto latente.

Avrei voluto girarmi e vedere alle mie spalle l’avvocato a cui si riferiva, magari con lo sguardo sicuro e la risposta pronta. Invece parlava con me. E dopotutto forse è meglio un avvocato meno sicuro e più sincero. Uno che sa che le battaglie più importanti si fanno nei tempi difficili e si cominciano a vincere nel silenzio, quando in tanti – forse in troppi – sono girati dall’altra parte.

E allora ecco la mia riflessione. Chi la legge, e ha appena staccato o dove riprendere a lavorare, la prenda come un piccolo regalo. E se ovviamente non ha il tempo, lo capisco.


Inizio sottolineando che la battaglia per il diritto ad un riposo ragionevole dei lavoratori del commercio, è una battaglia di civiltà che riguarda tutta la società. Il riposo è un motore del nostro vivere.

Newton ha scoperto la gravità mentre sonnecchiava sotto un albero, e Einsten quando ha elaborato la teoria della relatività era in pieno anno sabbatico. Una società che non si ferma mai, non va da nessuna parte. È un gioco di parole, ma spero renda l’idea. Per questo considero miope l’idea di commercio e di sviluppo sottesa al decreto c.d. “salva Italia”, che dal 2011 consente agli esercizi commerciali di aprire tutti i giorni 24 ore su 24.

Una corretta regolamentazione dell’orario di apertura evita il monopolio dei grandi centri commerciali e favorisce un’articolazione dell’offerta ai consumatori e la varietà delle produzioni. E comunque questa bulimia del commercio non può ricadere sui lavoratori.

L’art. 2094 c.c. del codice civile definisce il lavoratore subordinato colui che si obbliga a collaborare nell’impresa “alle dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore”. Il Codice civile è stato approvato nel 1942, durante il fascismo. Al legislatore premeva sottolineare che il lavoratore sottostava al datore. Ma poi è arrivata la Repubblica. E la Costituzione si è preoccupata di considerare i lavoratori anzitutto delle persone e di limitare il potere del datore sotto forma di diritti.

Il diritto del lavoratore è lo Stop che l’ordinamento pone al datore di lavoro.

La Costituzione ha scelto con cura le cose su cui soffermarsi. Oltre ad alcuni principi e criteri, che servono per guidare il legislatore nel confezionamento delle norme più dettagliate, ha direttamente selezionato alcuni diritti, che considera maggiormente importanti e significativi per tratteggiare un sistema giusto. Il riposo è una di queste: l’art. 36 della costituzione prevede infatti che “Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale”.

I Costituenti avevano maggiormente in mente la lezione di Newton e Einsten rispetto ai nostri attuali politici, evidentemente. Capisco che è una consolazione amara per coloro che vivono la quotidianità stressante dei luoghi di lavoro del commercio. Ma è per sottolineare che i lavoratori che vogliono porre un freno al “turbocommercio” hanno dalla loro parte, oltre il Buon Senso, anche la fonte primaria del nostro ordinamento.

Non vi annoio in queste brevi note sui dettagli della normativa ordinaria sui riposi. Mi soffermo sulla differenza tra il lavoro festivo e quello domenicale.

Il lavoro festivo può essere rifiutato dal lavoratore. La Corte di Cassazione con la sentenza n. 16592 del 7 agosto 2015 ha affermato la legittimità della condotta di un lavoratore che si è rifiutato di lavorare il 6 gennaio. Non è lo stesso per il lavoro domenicale, laddove sia previsto un riposo compensativo.

E qui si arriva ad un punto importante.

Esistono in parlamento delle proposte di legge tese a modificare il “Salvaitalia” ponendo dei limiti alle aperture. Ebbene, io credo che il limite principale che debba essere posto consiste nel diritto di scelta dei lavoratori. Va affermato con forza, e finalmente in coerenza con lo spirito della costituzione, che il lavoratore non ha l’obbligo di lavorare di domenica e nei giorni festivi.  Se vuole lavorare va pagato con una maggiorazione, se vuole stare a casa, deve poter farlo. E chi lo sa se magari, ne scappa fuori una nuova scoperta scientifica.

Avv. Bartolo Mancuso