I lavoratori della Flaica CUB scrivono al Ministro del Lavoro.
Buongiorno a tutti, di seguito riportiamo la lettera dei lavoratori di Esselunga iscritti alla Flaica CUB, i quali durante l'ultimo coordinamento hanno deciso di inviare una richiesta di incontro al Ministro del lavoro e delle politiche sociali On. Luigi Di Maio per una discussione nel merito delle liberalizzazioni degli orari commerciali.
Questa lettera è frutto di più persone e quindi anche di diverse sensibilità in merito all'argomento. È poi chiaro che i problemi evidenziati nel testo della lettera sono di tutta la Gdo e anche di noi "esselunghini" e quando un sindacato serio va a colloquio deve portare a casa risultati per tutti i lavoratori.
Vi aggiorneremo sui possibili riscontri.
lo staff di CambiaLiberamente.
Egr.
Ministro del Lavoro
On. Luigi Di Maio
Via
Veneto, 56
00187 Roma
Oggetto:
Richiesta di confronto con il Ministro del Lavoro e Politiche
Sociali
Siamo
un gruppo di lavoratori del terziario, appartenenti al settore della
Grande Distribuzione Organizzata, che
in totale conta circa tre milioni di persone,
consapevoli che sul nuovo Governo si siano riversate
grandi
aspettative. Per ciò che concerne il nostro lavoro, le aspettative
di cui sopra sono generate dalle dichiarazioni fatte
durante la
campagna elettorale e ribadite
in
questi giorni dagli
esponenti di punta di questo esecutivo: dal Presidente
del Consiglio, da Lei On. Di Maio e dall’On Salvini.
Dichiarazioni
con cui si
evidenziano le numerose criticità e mancati obiettivi
creati dal decreto legge denominato “Salva
Italia”, il quale
avrebbe dovuto ottenere un incremento del P.I.L.
nella misura di un punto e mezzo,
oltrechè
generare un
numero considerevole di assunzioni necessarie per implementare le
liberalizzazioni degli orari.
Le
evidenziamo,
Sig.
Ministro,
che l’entrata in vigore di questa legge,
in
particolare per la parte che riguarda
le
liberalizzazioni degli orari di apertura degli esercizi commerciali
e la loro conseguente estensione, è
servita
solo a rendere strutturale la modalità di apertura selvaggia
h24/7,
che ormai appare negli orari esposti al pubblico di numerose
insegne
su tutto il territorio nazionale, abolendo di fatto la domenica come
l’abbiamo culturalmente sempre vissuta.
Si pone,
così, una pietra tombale sulla possibilità di vivere serenamente le
nostre domeniche in famiglia,
con il conseguente stravolgimento della conciliazione tra lavoro e
famiglia,
creando forti tensioni di convivialità serena e organizzativa in
essa.
Fortemente
negativo anche l'impatto sul tessuto urbano, dove un'attività
inutilmente aperta anche durante la notte crea un problema di
controllo dell'ordine pubblico nemmeno lontanamente paragonabile al
“beneficio” del servizio offerto a pochissimi.
Pensando
di interpretare le
vostre parole come protese a salvaguardare
i valori all’interno della famiglia in modo da
preservare
vitalità e ruolo sociale, necessari
alla rinascita di questo nostro Paese, diciamo:
ripartiamo
dalle famiglie.
Avanziamo,
coerentemente con quanto da Voi illustrato,
la richiesta di superamento e abrogazione
del decreto “Salva Italia” per la parte che riguarda le
liberalizzazioni degli orari; è nostro desiderio
sottoporLe alcune
idee maturate dall'esperienza diretta nei luoghi di
lavoro
in relazione alla proposta di legge Dell’Orco e, in attesa che si
giunga all’approvazione della suddetta proposta,
auspichiamo che si possa quantomeno ripristinare il
“Decreto Bersani”, in particolare riferimento al titolo IV “Orari
di vendita”: pur presentando diversi limiti, questa normativa aveva
il pregio di porre un limite che permetteva di inibire le aperture
continue ininterrotte ed obbligare ad un ciclo di orari sui quali era
più ipotizzabile costruire la conciliazione dei tempi di vita degli
addetti del settore e anche quelli delle città, a cui è stato
sottratto il potere di gestire sicurezza, viabilità e qualità dei
quartieri – diverse in ogni realtà e non semplificabili da un
decreto che dall'alto liberalizza il centro di Milano con la stessa
assenza di limiti potenzialmente rivolti ad una piccola cittadina.
Il
primo fondamentale passo di “democrazia diretta” è proprio
restituire le competenze territoriali alle amministrazioni che
il territorio lo conoscono e hanno l'obbligo di gestirlo -
perché un sindaco sa quale quartiere è servito bene dai mezzi
pubblici o raggiungibile in tranquillità da una lavoratrice con
orari disagiati; un'amministrazione comunale sa quali sono le zone in
cui un supermercato aperto di notte crea una fittizia area di
aggregazione con l'unico risultato di incidere sulla quiete e sul
controllo della sicurezza – altro argomento frequentemente citato
nelle dichiarazioni programmatiche di governo.
Un
sindaco sa se una concessione illimitata ad un grande centro
commerciale abbia, in determinate zone, l'unico scopo di disintegrare
il piccolo commercio e la vitalità dei piccoli esercizi: la simbiosi
che pareva possibile, tra piccole realtà e supermercato di
quartiere, in assenza di limiti è il via libera al pesce grosso
contro I pesci piccoli, con riflessi sul lungo periodo che andranno a
danneggiare ANCHE il pesce grosso, unico presidio in un tessuto
urbano desertificato.
E
collegandoci al bisogno – reale – di una maggior
democrazia diretta,
rivendichiamo anche la necessità
di una vera espressione di rappresentanza sindacale:
Sig.
Ministro,
Le
vogliamo ricordare come sia difficile affermare la democrazia nelle
fabbriche, nei centri commerciali e nei luoghi di lavoro in genere
dove assistiamo attoniti
allo scempio di libertà di espressione, all’impossibilità di
scegliere liberamente i nostri rappresentanti
(leggi
Accordo
sulla rappresentanza del gennaio 2014), in quanto siamo obbligati a
sottostare a regole scritte in accordo tra
Aziende
e sindacati confederali, i quali, seppur ormai con
tassi di rappresentatività sempre più risicati,
si permettono di firmare accordi in perdita, riducendo diritti e
comprimendo il salario,
tenendoci così in “ostaggio”.
Sospesi
e immobili,
quando sappiamo che all’interno dei luoghi di lavoro c’è davvero
voglia di partecipare.
Anche
in questo, non chiediamo che Voi risolviate I nostri problemi, ma che
ci concediate i mezzi per metterci all'opera o meglio: che vengano
rimossi gli ostacoli scientificamente creati nel corso del tempo per
impedire processi liberi e trasparenti.
Una
buona legge sulla rappresentanza permetterebbe una vera
contrattazione aziendale, con rappresentanti votati e non nominati da
sigle che non si pongono nemmeno più il problema di giustificare la
propria presenza ai tavoli.
Servono
infatti buoni esempi:
siamo noi lavoratori
quelli che stringendo i denti si impegnano e mandano avanti con
orgoglio, nonostante tutto, le Aziende e il nostro Paese.
Siamo
abituati a sindacalisti che da anni non sanno più come si timbra il
cartellino, e quindi diciamo: a che titolo le loro
scelte “interessate”
devono condizionare
il
nostro destino lavorativo/famigliare? Vogliamo che I rappresentanti
siano espressione diretta della nostra volontà, limpida e lineare:
ricordiamo che l'obbligo del lavoro domenicale nel nostro settore è
stato universalizzato con un CCNL vergognosamente firmato da
Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, senza alcuna discussione preventiva e
referendum consultivo. La Filcams-CGIL ha successivamente
sottoscritto senza nemmeno avvertire I lavoratori, probabilmente
condizionata da una temporanea esclusione dai versamenti delle
contribuzioni datoriali per Enti Bilaterali ed altri istituti
“obbligatori”.
Il
concetto è valido
purtroppo anche sul tema della
sicurezza nei luoghi di lavoro: il Testo Unico Dlgs 81/08 ha il
pregio di ribadire la centralità del ruolo del Rappresentante dei
Lavoratori, ma non definisce modalità che precludano l'accesso ad
una procedura di elezione trasparente laddove le cariche sindacali
non sono espresse o sono in mano a chi si è autoattribuito la
prerogativa con una nomina. Sono diversi i Negozi presso I quali non
riusciamo ad esprimere candidati RLS perché non è possibile
istituire le urne e il datore sa che non è soggetto ad alcuna misura
sanzionatoria.
Esponenti
del partito con il quale formate la maggioranza hanno espresso, negli
anni, battaglie di identità sulle radici culturali del paese in tema
di religione: questa è anche l'occasione di dimostrare che i
battibecchi su presepi e crocifissi nei luoghi pubblici non siano
solo siparietti elettorali strumentali. Che diano quindi spazio ad un
vero rispetto per chi sceglie di professare
la propria religione,
seguire
il proprio culto, credere nella sacralità della famiglia ma non può
mettere tutto ciò in pratica perché costretto a lavorare la
domenica per un servizio che non ha certo l'essenzialità di un
presidio medico.
Queste
lavoratrici e questi lavoratori non si possono accontentare del
“diritto al presepe” nella scuola dei propri figli: hanno bisogno
di un vero rispetto di quanto previsto dalla Costituzione in materia
di libertà.
Per
questi motivi, e perchè questo Governo si è proposto in molte
occasioni di recuperare in forme nuove e più
efficaci il dialogo sociale con le varie associazioni rappresentative
dei
lavoratori e ridefinire sulla base di criteri oggettivi il principio
di rappresentatività nei luoghi di lavoro in totale trasparenza,
siamo a CHIEDERE, come da oggetto, un incontro con Lei Sig.
Ministro
nel quale approfondire e contribuire attivamente alla risoluzione di
queste anomalie. Siamo consapevoli che le vertenze in corso siano
infinite e gravi, ma la nostra richiesta è a “costo zero”: come
già detto, non chiediamo di risolvere I nostri problemi, ma di
rimuovere leggi inique che hanno tolto ogni possibilità di gestione
“territoriale” e diversificata di un problema complesso quale
quello delle aperture degli esercizi commerciali, e di istituirne
altre per darci gli strumenti con cui lavorare in “democrazia
diretta” e non con le mani legate da accordi pattizi tra
controparti ormai in palese conflitto di interessi con i cittadini
che dovrebbero rappresentare.
In
sostanza, chiediamo di fornirci gli strumenti per essere noi, in
prima persona, artefici di un cambiamento.
Pertanto
restiamo in attesa di un Vostro riscontro ed attendiamo, fiduciosi
della sua attenzione, una convocazione presso il ministero del
lavoro.
Con
cordialità.
Milano,
9 luglio 2018
per
il coordinamento nazionale
Flaica UNITI – CUB in Esselunga
Marcello
Donadello
Buona lettera.
RispondiEliminaL'eventuale confronto, se verrà concesso, potrà essere occasione per discutere di temi particolarmente importanti:
1) La rappresentatività sindacale, per consentire ai lavoratori di tornare ad esprimersi e decidere sui loro CCNL, CIA e Accordi vari.
2) Per mettere in evidenza che la dignità dei lavoratori non può essere ripristinata con un decreto che contiene ritocchi positivi, ma ininfluenti nella sostanza, i quali, tendono invece a consolidare l'orientamento del Jobs Act.
La vera dignità passa necessariamente attraverso la cancellazione di quell'abominio che è il licenziamento SENZA giustificato motivo, introdotto dal Jobs Act voluto dal governo Renzi.
Non può esserci dignità per un lavoratore se può essere licenziato senza giusta causa! E il risarcimento previsto è irrisorio confronto al danno subito.
Va ripristinato il licenziamento per giusta causa e la possibilità di reintegro nel posto di lavoro nel caso il licenziamento sia ingiustificato. Questa è dignità!
Persino la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea recita: "Tutela in caso di licenziamento ingiustificato:
RispondiEliminaOgni lavoratore ha il diritto alla tutela contro ogni licenziamento ingiustificato, conformemente al diritto
comunitario e alle legislazioni e prassi nazionali".
Un altro tema da portare all'eventuale incontro è quello del welfare aziendale, perché al posto di aumenti contrattuali ai lavoratori fa risparmiare le aziende, dando in cambio servizi.
RispondiEliminaQuesti servizi vogliono fidelizzare il dipendente, cosa che, sebbene implichi renderlo arrendevole, non è in sé totalmente negativa.
Ma mi sorgono dei dubbi: non vorrei proprio che con questi servizi l'azienda allungasse i suoi tentacoli in ogni aspetto della vita del dipendente. Mi chiedo: avranno informazioni su dove, come, quando, con chi faremo questo e quell'altro? Salute, cinema, vacanze, acquisti, conti bancari, eccetera?
E' una prospettiva che fa orrore.
E la privacy? La riservatezza della propria vita privata?
Chiedo opinioni al Blog, anche se questo post non riguarda il welfare, però è sempre un tema che merita di essere portato all'eventuale confronto col Ministro del lavoro!
Nei commenti si evidenziano tutti temi leciti da portare all'attenzione di chi di dovere.
RispondiEliminaLe relative preoccupazioni dei lavoratori sono concrete e meritano delle risposte.
Che ne pensate del welfare aziendale?
RispondiEliminaSono fondate le preoccupazioni dei colleghi?
Ciao abbiamo già ampiamente trattato il discorso del "walfare aziendale" si questo blog, fai una prova con il motore di ricerca interno al blog in alto a sinistra...dicci la tua...
EliminaForse la maggior parte dei colleghi è in vacanza… :)
RispondiEliminaComunque, c'è un post dedicato all'argomento.