Sovratitolo

Creato dai lavoratori per i lavoratori, il blog è interamente dedicato a tutti coloro che lavorano in Esselunga.

4 ottobre 2018

Porte e portoni!

Si chiude la porta si apre un "portone"

Dopo due post molto lunghi e complessi, vogliamo raccogliere alcuni spunti, in occasione dell'invio formale dei nostri suggerimenti alla Commissione Parlamentare che sta lavorando sul disegno di legge che dovrebbe portare al superamento del decreto Monti “SalvaItalia” e alle sue aperture selvagge.

 

Non vogliamo però ripetere le solite cose, ma puntualizzare “dettagli” che sfuggono a chi non è del settore (i tanti sapientoni che parlano in tv, facendo gli “opinionisti esperti di tutto” per mestiere) o chi invece lo vede solo in modo semplice, come se tutto non fosse inserito in un contesto in evoluzione costante. Una premessa fondamentale: siamo certi che qualsiasi provvedimento restrittivo sugli orari NON porterebbe a perdite di posti di lavoro (anzi), ma solo a redistribuzione dei carichi: chi pensa che il “futuro” sia mettere la domenica obbligatoria nel contratto di tutti e poi, ogni settimana, concedere di saltarla (dando flessibilità non retribuita), ha un contorto concetto di diritto.

Federdistribuzione, come prevedibile, è tornata all'attacco ed ha illustrato i suoi motivi (per chi volesse approfondire qui il PDF presentato in Commissione commercio a Roma). Nel modo più vecchio e renziano possibile: “le slides”, le diapositive con le freccette a prova di bambino tonto dove si dice tutto e niente. Si dice che nel settore ci sono 400 milioni di stipendi in più, ma non ci dicono chi li ha presi (magari sono 4 dirigenti da 100 milioni: qualche dato disaggregato no, eh?). Si dice che la crisi ha colpito duramente... quindi le domeniche non sono servite ad una mazza, se non a diminuire i margini? Si dice che sono a rischio 40 mila posti di lavoro, ma non si dice su che base: non è cambiato, lo scenario nei dieci anni di crisi? Si fa una proiezione degli ultimi anni sul preesistente? Boh: non ce lo spiegano: solo freccette.

 
Si dice che l'e-commerce crescerà... ma se è così inevitabile, stiamo solo rinviando il problema: perché non spingere per una regolamentazione più stretta delle piattaforme digitali, invece? Forse perché anche loro sono parte in causa?.



Un bel minestrone di tutto e niente, con la solita approssimazione con cui Confindustria un anno fa proiettava le sue slides sull'Apocalisse che seguiva la vittoria del No al referendum sulla Costituzione. Oggi Confindustria fa gli applausi al Governo, composto da due partiti che facevano propaganda per il NO. Avanti alle prossime “slides”.

Innanzitutto: dobbiamo ricordarci che (toccando ferro) se questa legge finalmente porrà almeno una minima barriera al “TUTTO PERMESSO”, sarà un'inversione di tendenza..ma comunque una vittoria “zoppa”. Lo Statuto dei Lavoratori è così bello, nella sua versione originale, non perché un gruppo di saggi si è riunito e ci ha regalato la legge, ma perché si era a compimento di una stagione eccezionale di lotte e mobilitazioni: la forza delle rivendicazioni, la necessità di affermare la tutela del Lavoro sono emerse come una priorità che non poteva essere ignorata. Noi, con i nostri “piccoli” scioperi, ricordiamo che la nostra busta paga sta perdendo potere d'acquisto e non ci è stato dato niente di nuovo in cambio di queste perdite.

Oggi, malgrado tutti i patimenti dei colleghi di settore, questo decreto nasce per più di un motivo ma non (solo) per la spinta dei diretti interessati. Dobbiamo ricordarlo, e ricordare che anche una piccola vittoria andrebbe gestita ed utilizzata per iniziare e continuare a riportare al centro il conflitto. Ci hanno insegnato che questa parola è brutta: non si fa la guerra al Datore di Lavoro... ma chiamatelo come volete: siamo CONTROPARTI, ovvero portatori di un bene comune (che l'azienda funzioni e in buona salute) ma anche di interessi opposti – il datore ha interesse a pagare sempre meno per chiedere in cambio sempre di più; il lavoratore chiede un giusto guadagno e diritti al passo con il concetto di “società moderna” - che non dovrebbe essere solo il “diritto” di ordinare sushi con il cellulare, portato in bicicletta da uno schiavo sottopagato.

Per la paura di usare il termine CONFLITTO, siamo scivolati nella “concertazione” a
vedere che il lavoro VERO ogni giorno perde pezzi di salario e di diritto, mentre la finanza e la ricchezza virtuale galoppa senza freno. Sono gli anni di Marchionne che (e la terra gli sia lieve), con 50 milioni annuali tra stock options dividendi e premi poteva dire di guadagnare 100.000 euro al giorno (sì: al giorno) mentre una bella fetta dei suoi operai veniva stipendiata (tutt'ora) con 800 euro al mese di cassa integrazione pagata con i soldi pubblici.
Come riportato da (pochi) quotidiani, la lotta di classe c'è stata..e l'hanno vinta i ricchi. Mentre noi abbiamo paura di pronunciare la parola “conflitto”, il Padrone ogni giorno bussa e ci porta via una moneta: quel buco nella nostra busta paga si è formato in anni di “pace” tra le classi.

Chiudiamo questa breve parentesi ripetendolo: NESSUNO CI REGALERA' NIENTE, e se un regalo verrà, dovremo tenercelo stretto, difenderlo e migliorarlo affinché ciò che non è uscito dalla porta non rientri dalla finestra. Ricolleghiamoci col problema “aperture domenicali”:

Oscar Farinetti, patron di Eataly (magari qualcuno non sa chi è o di cosa si tratta: è un po' come vendere i "freschi" di Esselunga ma facedosi più "fighi" anche nel prezzo), commenta con una mini bomba che passa inosservata: "Se passasse la legge per le chiusure domenicali, noi resteremmo in gran parte aperti perché facciamo ristorazione”.

Ci sono certi Autogrill che hanno più biscotti sugli scaffali di un Unes di media metratura..o che tra mille caffè fatti vendono anche i pavesini, ma non sono “supermercati”, perché fanno cappuccio, caffè e focaccia “Camogli”.

Li avete visti, gli ultimi Iper? I banconi della gastronomia si stanno trasformando e, in alcuni casi, fanno anche pizza al taglio: due forchettine di plastica, un tavolino a trespolo davanti alla vetrina... Bisognerebbe essere ciechi per non vedere la mutazione genetica, il “blob” che sta inglobando ogni tipo di attività che possa far girare fatturato e volume.

Chi in Esselunga ha una certa anzianità di servizio magari non se n'è nemmeno reso conto, essendo una trasformazione lenta e graduale tipo “Un due tre: Stella!”. Il nostro “core businness”, l'attività principale, nel corso degli anni si è affiancata a sempre più servizi. Vent'anni fa sarebbe stato impensabile vendere ricariche telefoniche o ordinare libri di scuola: nei nostri versamenti di fine turno, non ci sono solo i soldi della spesa, ma anche quelli con cui ci hanno pagato le bollette del gas – soldi che non rimangono in cassa, perché facciamo solo da tramite.

Ma torniamo a Farinetti: Caprotti lo definiva “formidabile chiaccherone”, perché con la “narrazione del food” vende le melanzane a prezzo doppio (aggiunse anche “vendeva televisori e frigoriferi, ora è un esperto del food”). Farinetti sostiene che Eataly fa ristorazione e che le vicende dei supermercati non lo riguardano...

Ma se un Carrefour domani mette un tavolino a trespolo con due posate di plastica davanti alla gastronomia, per permetterti di mangiare al momento le lasagne di reparto? Fantascienza? L'inglobare attività, come dicevamo, è la direttiva madre di ogni supermercato: alcuni centri commerciali avevano edicole che sono state “mangiate” - l'edicola è scomparsa, i giornali si vendono all'interno del super.
A chi si rivolgerà (se nascerà davvero) la nuova legge? Solo a noi, e chi se ne frega dell'Autogrill?

Quando si è introdotto il tema “deroga per località turistica”, qualcuno ha pensato: “..trovato l'inganno: tutti turistici”; noi abbiamo pensato che potrebbe invece essere un'opportunità per provare ad occuparsi anche degli Autogrill, stringendo il concetto di deroga per la ristorazione.

Alcuni colleghi ci hanno chiesto: “Quindi si ritornerebbe ad aprire solo in centro a Milano, con Piave e Papiniano che si spaccano perché tutti gli altri sono chiusi?”. L'idea è proprio l'opposta, cioè vigilare affinché qualsiasi testo di legge non crei figli e figliastri, ma con un pensiero ben in testa: c'è il rischio di trovarsi con un testo formidabile che vieta tutto a tutti i supermercati.. cioè a nessuno, perché nel frattempo tutti si mettono a fare come Farinetti e la sua “ristorazione”.

Non prevedere scappatoie significherebbe non mettere in conto che, allo stato delle cose, (provocazione) se all'Assistenza Clienti di Piave si unisce il banco di Atlantic e si fa fare i cappuccini alle ragazze fidaty, ci troviamo un mostro a due teste che sarebbe più parente dell'Autogrill che di un Eurospin... Ricordiamo quando sono state introdotte le spese a domicilio: per un bel po' di tempo, in molti Negozi ci siamo visti rimborsiere che insacchettavano (prima di capire che, con la loro sorveglianza sanitaria, non potevano movimentare ceste e casse d'acqua). Le nuove mansioni sono sempre dietro l'angolo, in un mondo in obbligata costante evoluzione.

Insomma: vogliamo farvi capire che viviamo in un epoca di “like” o pollice giù, senza via di mezzo...ma anche una vicenda come questa, che sembrerebbe dividere le persone in chi dice bianco e chi dice nero, in realtà ci insegna che ogni questione è complessa e merita di essere analizzata con sguardo “in 3D” o dall'alto. Unitevi a noi e portateci le vostre energie: ogni punto di vista è prezioso, la somma di tanti punti di vista permette un'immagine ad alta definizione che, al momento, sembra mancare alla discussione.
CambiaLiberamente Staff